I Castelli Romani

I Colli Albani costituiscono i resti di un grandioso edificio vulcanico noto come Vulcano Laziale per la sua posizione centrale nell’antico Latium. I colli sono detti “Castelli Romani” perché Papi e nobili romani vi possedevano fortezze e ville; tra le molte splendide testimonianze sono da segnalare Palazzo Chigi ad Ariccia e Villa Aldobrandini a Frascati.

L’origine della vitivinicoltura nei Castelli Romani si perde in epoche lontane fino a confondersi con la mitologia. Le leggende nate sulla vite e sul vino sono, infatti, numerose e hanno sempre come protagonista un Dio che dona la preziosa piantina all’uomo. Saturno, scacciato dall’Olimpo dal padre Giove, si rifugia nel Lazio e più propriamente nei Castelli dove insegna la coltivazione della vite a Giano (di qui il nome Enotrio). Numa Pompilio, secondo re di Roma, trova a Nemi la piantina e la porta a Roma insieme a un albero di fico e un ramoscello di olivo. Tutti e tre gli alberelli trovano dimora nel Foro, investiti di un significato sacro e simbolico. Questo antico legame viene rinnovato in epoca moderna nella tradizione delle osterie, le fraschette. Un nome curioso legato all’abitudine di esporre sulle insegne un ramoscello o frasca appunto. Qui gli avventori trovavano il vino dei Castelli, servito in particolari contenitori di vetro – nei barzilai (doppi litri), nei tubbi (litri), e nelle fojette(mezzi litri) – e potevano consumare spuntini con i cibi portati da casa.

La sera quindi appuntamento per la cena alla “fraschetta”, ricavata nelle antiche cantine. Le osterie di un tempo però offrivano soltanto vino e pane, oggi le fraschette hanno un vero e proprio menù: bruschetta, primo piatto a scelta tra bucatini all’amatriciana, rigatoni alla carbonara o con sugo di selvaggina, salumi, mozzarella di bufala, olive, formaggi, salsicce di cinghiale, coppiette di maiale. Sulla tavola non manca un buon vino dei Colli Albani, pane cotto a legna e ciambelline al vino. Vera protagonista della tavola è sicuramente la “porchetta”: si racconta che un tempo, nel Parco Chigi, si estendevano boschi di quercia popolati di maiali da cui si ricavò l’ormai famoso alimento.

Frascati

Piccolo paese fino al 1191, anno in cui gli abitanti della distrutta Tusculum la popolarono. Il toponimo “Frascati” deriva dal diritto di “frasca”,  cioè di approvvigionamento, da parte degli abitanti, di legna dai boschi copiosi nella zona.  Il termine “frasca” sta a significare anche cespuglio o ramoscello, da cui deriva il nome “fraschetta”, ad intendere appunto le piccole osterie. La cittadina è stato il sito di ritrovo della gioventù dorata dell’antica Roma e attraversa senza scosse gli anni dell’Illuminismo della Restaurazione e del Romanticismo. Nel 1856 lo Stato Pontificio fece costruire la prima linea ferroviaria Roma-Frascati. Divenuta italiana dopo la caduta dello stesso, Frascati cambia ancora aspetto: distrutte le antiche porte si costruisce l’imponente muraglione a sostegno della via pensile Regina Margherita.